A pochi chilometri da dove abito c’è un luogo magico, come si dice in questi casi “un luogo da cartolina”. Se pensate che quanto sto per scrivere sia dovuto al campanilismo, cioè che voglio parlare bene dei luoghi in cui sono nata, ebbene vi sbagliate di grosso! Sicuramente sono molto legata per questioni personali a quelle vette e persino a quei fili d’erba, ma il luogo di cui sto per parlarvi è veramente unico. Oggi vi porto infatti al confine tra Marche e Umbria, al cospetto delle cime più alte dei Sibillini, in un luogo in cui si intrecciano la natura e il lavoro che l’uomo ha fatto nei secoli in questa terra: per l’appunto Castelluccio di Norcia.
Come avrai intuito da quel “di Norcia” il paese da cui prende il nome questa località si trova in Umbria, ma se consideriamo i vari piani che lo circondano siamo appunto a cavallo con le Marche, più precisamente con la Provincia di Macerata. Ho detto cavallo, quindi iniziamo da qui: chiudete gli occhi e immaginate ampie praterie circondate da montagne in cui dei cavalli scorrazzano liberi brucando qua e la senza curarsi di quello che gli succede intorno. Ora pensate a un piccolo paese che sorge in un’altura al centro di queste praterie, un paese che purtroppo è ancora dimezzato dai danni del sisma di 9 anni fa, dal quale potete ammirare dall’alto lo spettacolo della natura. Poi alzate lo sguardo e immaginate le montagne, coperte di neve in inverno e di prati nel resto dell’anno, che dominano tutto maestose e fiere. Ora aprite gli occhi e magari cercate su Google qualche foto, scoprirete che non vi ho mentito ma che è tutto vero. Per chiudere questo racconto voglio dirvi un’ultima cosa che riguarda un periodo specifico dell’anno, una magia che si ripete più meno tra giugno e luglio e che rende Castelluccio famoso in tutto il mondo: la sua fioritura di fiori spontanei e dei campi coltivati. Per immaginarla prendete la descrizione che vi ho fatto sopra e aggiungete ettari di terra come la tavolozza di colori di un pittore. Insomma vi aspetto qua!